Ho visto due ragazze che ne hanno una borsa piena: vanno in giro lungo via Pistoiese e le distribuiscono entrando di porta in porta. Sono fatte con una forma circolare e si acquistano nei vari market della zona. Si tratta delle tortine della Luna, chiamate yuebing.
Mi trovo in una piazzetta con le palme dove la gente si saluta con garbo e ilarità, si respira aria di festa. Sembra un po’ come il pomeriggio del 24 dicembre in Argentina: una frizzante operosa vigilia.
Sono seduta su una panchina e ho sulle gambe una scatola di latta rosa fucsia, con un coniglio a fiori in rilievo. Me l’ha appena lasciata la signora Wang ed ha detto che queste sono le migliori tortine in circolazione: vengono direttamente da Taiwan e sono morbidissime. Nella busta ci sono anche tre pannocchie fresche di mais da sbucciare.
Stiamo per andare a pranzo insieme, perché per i cinesi oggi è una festa molto importante, che riunisce la famiglia. Si chiama Festa di Metà Autunno.
Attendo Ayida e sua madre, intente nelle ultime compere e mi brontola lo stomaco. Io apro la scatola. Ci sono quattro tortine incartate. Ne apro una. Il ripieno classico è fatto di pasta di semi di loto. Il gusto è dolce e veramente buono, poi mi imbatto in un sapore più salato. Ho morso qualcosa di arancione. Leggo sulla scatola: l’impasto cela due uova di anatra. Quando mangerò la prossima, devo ricordarmi di schivare il pregiatissimo uovo.
Signora Wang e figlia finalmente ricompaiono e raggiungiamo il ristorante che si trova poco distante. Entriamo in una corte molto graziosa, con gazebo bianchi e sedie colorate. Gli sporti su strada sono di due attività, Si pho che propone piatti di zuppa e tagliolini, e CupCup’s chicken, specialità pollo fritto. Mi dicono che posso sedermi e ordinare da entrambi. Le altre due ovviamente hanno idee opposte, la signora Wang ordina al primo locale, mentre la figlia mette la testa dentro il secondo.
La scelta più sicura per me sarebbe farmi consigliare i tagliolini dalla signora Wang, ma mi alzo e seguo Ayida. Lei si volta, come per accertarsi che sia io a stare dietro di lei, davanti al grande bancone giallo. Poi ordina in cinese e non aggiunge altro. Io guardo la cameriera che non mi dice assolutamente nulla, ma mi porge un menu con le immagini. Capirà l’italiano?
“Prendo cosa ha ordinato lei” me la gioco così.
“Ok” mi risponde.
Si scapicolla dentro anche la signora Wang per dire che paga lei per tutti. Mi chiede se ho ordinato, dico di sì. Ci danno una targhetta che lampeggia e che ci avviserà quando l’ordine sarà pronto.
Torniamo a tavola. Nessuno dice una parola. Mamma mia che compagnia travolgente. Questa pesantezza madre-figlia è peggio dell’assenza di mia madre. O forse no? Forse preferirei vederla e litigarci che non vederla affatto.
Arriva una coppia di donne vestite di rosso che si siedono di lato a noi. Parlottano in cinese e sembra che si urlino in faccia le cose più divertenti del mondo, perché poi scoppiano a ridere.
Invece un'altra comitiva un po’ formale che ha preso posto alle mie spalle, conversa in italiano e mentre attende il pranzo si scambia altre tortine della luna. Chiedo cosa c’entri la Luna con questa Festa di Metà Autunno. La signora Wang mi spiega che l’osservazione della Luna è importante in questo giorno. Proprio sulla Luna sono andati ad abitare una donna immortale ed il suo fedele coniglio. La data cambia ogni anno e segue il calendario lunare per cadere in una sera di plenilunio.
In Cina nei parchi vengono installate grandissime lanterne e statue luminose, mentre degli indovinelli scritti sulla carta vengono appesi e frusciano nel vento, in attesa dei passanti più curiosi. Nelle campagne vengono allestiti dei banchetti di frutta dedicati alla Luna, scegliendo frutta rotonda perché il cerchio che simboleggia armonia è un po’ il filo rosso tra tutti gli elementi.
L’arrivo del cameriere del Si pho interrompe questo racconto. La signora Wang ha preso un antipastino di funghi con camicia di pancetta che arriva subito. Gli involtini sono buonissimi. Ho fame. Mi fermo giusto in tempo per non finire l’ultimo.
Nel tavolo accanto al nostro sta finendo di mangiare una ricca porzione di pollo una famiglia di quattro persone. I genitori indossano guanti trasparenti e si spartiscono gli ultimi pezzetti croccanti. I figli sono ben vestiti e cercano qualcosa nella Louis Vuitton della mamma.
Dal nostro tavolo non si alza una parola: forse la signora Wang si è ripromessa di non tartassarci di domande e noi ce ne stiamo quiete. Rompe il silenzio la targhetta elettronica che ci chiama al bancone giallo per prendere il pranzo. Sono curiosa di vedere cosa è, poi lo vedo. Degli invitanti bocconcini di pollo sono stati ricoperti di muffa gialla e ragnatele, e poi finiti a colpi di ketchup. Le bevande sono yakult miscelati con gusti alla frutta. La porzione viene con i guanti trasparenti monouso ed un vassoietto fluo.
Mi stampo un sorriso sulla faccia e mi dirigo al tavolo dove la signora Wang sta salutando un bellissimo piatto di tagliolini con manzo e verdure. Eppure, nonostante le apparenze, sento che il team Ayida non può aver fallito così platealmente. Addento la muffa. Sarà un'alga? Si lascia mangiare.
Se l’armonia è il cerchio, quale forma potrebbe sintetizzare il rapporto di Ayida e sua madre? Un fulmine? Fatto di spigoli ed elettricità, fatto di fuga.
E mia madre? Che forma ha per me? Ci scriviamo ogni pomeriggio, ma è come una corda che mi scivola tra le dita. E se la afferrassi, non so se sarebbe frusta o altalena.
Si affaccia nel cortile RB, che passa a prendermi prima che il pranzo sia finito, ma nessuna si scompone ed io ne approfitto per defilarmi. Salgo in macchina e mi chiede se ho voglia di accompagnarlo in un posto prima di salire a casa. Senza attendere una vera risposta, guida placido fino ad un negozio per metà all’aperto che avevo notato in queste mattine. Si tratta di un vivaio.
Entriamo ed in 10 minuti riempiamo i sedili posteriori di piante di cavolo nero. Davvero tante. La fine dei pomodori apre spazi in cucina.
Appena tornati su, RB si mette all’opera nell’orto e mi trovo a fare altrettanto. Ci dividiamo i compiti così: io sradico le ultime piante di pomodoro che restano in piedi - a cose normali mi sarebbe un po’ dispiaciuto condannarle a morte, ma questa è una sottile vendetta. RB zappa tutta la terra dove andrà a creare la piantagione del cavolo nero.
Dopo io mi dedico ad annaffiare i limoni in vaso che sembrano assetati perché in questo posto non piove mai. Sono sette limoni enormi, che rendono veramente bello il piazzaletto di fronte alle scale di ingresso. Hanno assorbito il sole ed il caldo senza un lamento, certi di avere qualcosa da farci. Hanno ospitato api e bombi in cerca di ombra tra i rami e lumache sul fianco dei loro vasi possenti. Li annaffio e sento l’odore del terriccio secco che cede all’acqua. Fa una polvere che si dissolve subito. L’acqua allaga tutta la superficie del vaso prima di filtrare verso il fondo. Procedo finché non vedo che anche i sottovasi si stanno riempiendo dall’interno. Pieno fatto!
Infilo la testa fra le frasche fiorite, chiudo gli occhi e mi lascio guidare dal naso per trovare i limoni. Quando l'odore dolciastro cede spazio a quello aspro, sbatto il naso sulla scorza verdastra. Limoni pronti, gialli, non ce ne sono. Però raccolgo da terra i fiori caduti e li cullo tra le dita. Sono bianchi e solidi, con il pennacchio giallo al centro. I boccioli invece sono rosati e sporgenti come capezzoli.
Li sistemo sullo sgabello e vado a farmi una doccia.
Quando torno lì fuori ormai si sta facendo sera. La signorina Belli e suo fratello mi aspettano per un pic nic improvvisato, con insalata di riso con i sottaceti. Mangiamo sugli scalini esterni, con una scodella sulle ginocchia. La ciotola tonda, la luna piena, i discorsi che scorrono come una ruota che gira. Lo sgabello tondo, i fiori in cerchio. Condivido con loro le tortine della Luna, tonde anche loro, in vassoietti tondi e con uova-sorpresa che restano nel piatto. Sono dolci buonissimi e mi resta la scatola di latta.
Una lepre fa capolino dal grande prato che si affaccia su Prato. Che strano! Assomiglia proprio al coniglio lunare. Ha la testa sollevata come in attesa. Perlustra l’erba. Poi con un balzo salta nel cielo e scompare nella luna che sorge. Ci credete se scrivo così? Perché questo è proprio quello che accade, e guai a chi non presta orecchio alle leggende.