I film di Sorrentino visti al cinema esplodono di significato. Il grande schermo permette di godere di ogni particolare di una fotografia costruita ad arte e del ballo avvolgente delle inquadrature fluide.
Ieri sera al Flora di piazza Dalmazia il pubblico ha preso d'assalto la sala dove veniva proiettato This must be the place, soprattutto per la proiezione delle 22 e qualcosa. Protagonista assoluto del film Sean Penn, interprete di un personaggio attaccato ad un trolley, ad una chioma dark e ad un rossetto rosso steso sopra un velo di cipria, intento a posizionare la sua osservazione rispetto all'olocausto e alle relazioni familiari.
Ieri sera al Flora di piazza Dalmazia il pubblico ha preso d'assalto la sala dove veniva proiettato This must be the place, soprattutto per la proiezione delle 22 e qualcosa. Protagonista assoluto del film Sean Penn, interprete di un personaggio attaccato ad un trolley, ad una chioma dark e ad un rossetto rosso steso sopra un velo di cipria, intento a posizionare la sua osservazione rispetto all'olocausto e alle relazioni familiari.
Mi porto a casa una sensazione rallentata, prodotta dai tempi non incalzanti del racconto e dal modo di parlare e ridere inventato da Sean Penn, l'acuta consapevolezza che chi resta bambino non comincia mai a fumare e che ogni mestiere nella nostra società pretende di diventare artistico.
Nel finale arriva come un oltraggio il fascino più virile dell'attore, che pare mostrare infine se stesso, nella sua faccia più nota ed attraente.
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Nel finale arriva come un oltraggio il fascino più virile dell'attore, che pare mostrare infine se stesso, nella sua faccia più nota ed attraente.
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