
Parola all'autore:
Parlare di immigrazione oggi in Italia può sembrare banale. Pare che ci sia anche troppo chiasso intorno alla questione. Eppure quello che manca nel nostro paese è un discorso sull’immigrazione che prescinda dalle strumentalizzazione e che abbia a che fare con la straordinaria normalità del fenomeno. La normalità cioè dei milioni di immigrati che vivono e lavorano regolarmente o al nero nel nostro paese. Sbarcando il lunario nella migliore maniera possibile ed incredibilmente coltivando gli stessi sogni di un qualsiasi italiano: una casa, una famiglia, dei soldi in tasca. Quello che manca è raccontare come gli immigrati siano molto più lucidi di noi autoctoni nell’analizzare e nell’affermare le vere cause del montante sentimento xenofobo che sta invadendo il nostro paese. Che ha assai poco a che fare con il razzismo classico, mentre riguarda molto più da vicino la paura del diverso e la lotta tra i poveri, in un paese che si sta sensibilmente impoverendo. E allora gli immigrati diventano il facile bersaglio su cui scaricare la rabbia sociale. Magari per cerare un nemico comune su cui ricompattare l’unità nazionale. O per militarizzare le città, riempire le carceri, controllare con sempre maggiore capillarità il territorio e le menti delle persone. In sostanza: cerare quel capro espiatorio su cui scaricare il peso di tutte le paure e di tutti i peccati degli italiani.