C'è stato ieri il vernissage al SACI di via Sant'Antonino di Temporary Relationships, il progetto a più mani e maniche con cui Manuela Mancioppi popola lo spazio di indumenti che inducono relazionamenti. I maglioni pluribraccia vanno tirati giù dalle grucce ed indossati, abbracciati, condivisi per poi rimetterli a posto per la prossima sperimentazione.
Dal testo di Pietro Gaglianò "Anatomia della 
condizione sociale" 
Le nuove forme di interazione sociale che nascono 
dalla frequentazione della websfera dove, quasi sempre nella scia di una
 tendenza largamente condivisa, i singoli utenti si trasformano 
occasionalmente in attori di un’aggregazione sensoriale e fisica, 
rappresentano – io credo – solo un rivestimento: una superficie che si 
ritiene abbastanza impegnata o, in base alle vocazioni, alla moda, o 
nient’altro che divertente, riempitiva. Niente che interferisca con le 
scelte morali delle persone, con la loro effettiva apertura verso la 
condivisione di una costruzione di senso, che stimoli la comprensione di
 esigenze e necessità esterne alla propria sfera personale, e l’impegno 
concreto e duraturo in comportamenti sostenibili e tesi al 
raggiungimento di un obiettivo. I così detti flash mob, e la presunta 
dimensione partecipativa, molto millantata nel discorso politico 
progressista e democratico, sono manifestazioni di una stessa condizione
 di dittatura del pensiero in cui l’illusoria partecipazione (agli 
eventi istantanei o alla democrazia diretta) sono solo una pellicola 
stesa su un individualismo che potremmo definire dogmatico rispetto alla
 cultura sociale corrente, in quanto promosso e imposto dal sistema di 
consumo capitalista che fonda sulla soddisfazione del desiderio 
personale la percezione del benessere. 
La partecipazione dovrebbe 
implicare almeno due direzioni che potrebbero essere figurate come 
altrettanti movimenti opposti: l’acquisizione di qualcosa e la cessione 
di qualcos’altro, dove la seconda azione dovrebbe essere quella con il 
maggior valore formativo, utile alla crescita e alla consapevolezza di 
chi la agisce. Questo impone un tempo lungo, una volontà precisa di 
ascolto e la certezza che la condivisione può anche limitare le 
prerogative del singolo ma lo fa nell’interesse e nella prospettiva di 
un bene comune, quindi più alto, più sostenibile, fisiologicamente più 
desiderabile nell’ambito della pluralità sociale. Il lavoro di Manuela 
Mancioppi senza molte parole mette in opera una sintesi visibile ed 
esperibile di questa possibilità lavorando contemporaneamente su due 
piani. In primo luogo la volontarietà dell’azione, dove viene messa a 
disposizione degli spettatori la possibilità di lasciare la condizione 
neutra e di entrare in gioco.
Questo richiede anche l’assunzione di una responsabilità soggettiva rispetto ai comportamenti, al contesto, alla situazione in cui si entra in azione e al paesaggio che si lascia dopo il proprio passaggio. Allo stesso tempo le opere, con il loro carattere di temporaneità, prevedono che l’uso (o l’interpretazione) che ne viene fatto non pregiudichi la possibilità per altri partecipanti, in futuro, di avvantaggiarsi delle stesse condizioni. L’altro aspetto importante è proprio nella riflessione specifica che nasce dalla condivisione di un indumento che imbriglia e modifica il movimento, e sul fatto che le scelte da compiere devono tenere conto di una prossimità fisica con altre persone che va oltre la semplice vicinanza: niente di quello che viene fatto è senza conseguenze, ed esiste un legame per niente metaforico che tiene insieme le strutture collettive. Ignorare tutto questo significa coltivare la sopraffazione, e le esperienze messe a disposizione dal lavoro dell’artista permettono di verificarlo in modo diretto, autonomo e contemporaneamente condiviso.
Questo richiede anche l’assunzione di una responsabilità soggettiva rispetto ai comportamenti, al contesto, alla situazione in cui si entra in azione e al paesaggio che si lascia dopo il proprio passaggio. Allo stesso tempo le opere, con il loro carattere di temporaneità, prevedono che l’uso (o l’interpretazione) che ne viene fatto non pregiudichi la possibilità per altri partecipanti, in futuro, di avvantaggiarsi delle stesse condizioni. L’altro aspetto importante è proprio nella riflessione specifica che nasce dalla condivisione di un indumento che imbriglia e modifica il movimento, e sul fatto che le scelte da compiere devono tenere conto di una prossimità fisica con altre persone che va oltre la semplice vicinanza: niente di quello che viene fatto è senza conseguenze, ed esiste un legame per niente metaforico che tiene insieme le strutture collettive. Ignorare tutto questo significa coltivare la sopraffazione, e le esperienze messe a disposizione dal lavoro dell’artista permettono di verificarlo in modo diretto, autonomo e contemporaneamente condiviso.
Il sito di Manuela Mancioppi>>Link
CALENDARIO DEGLI EVENTI IN PROGRESS>>Link
TEMPORARY RELATIONSHIPS
8 settembre - 3 ottobre
apertura Lunedì-Venerdì 9.00-19.00 . Sabato-Domenica 13.00-19.00
SACI Gallery | Palazzo dei Cartelloni
Via Sant'Antonino 11 | Firenze
Ingresso libero
8 settembre - 3 ottobre
apertura Lunedì-Venerdì 9.00-19.00 . Sabato-Domenica 13.00-19.00
SACI Gallery | Palazzo dei Cartelloni
Via Sant'Antonino 11 | Firenze
Ingresso libero

