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Con passo slittante raggiungo la piazza e noto intorno a me altri cittadini che hanno avuto la stessa idea. Estraggono dalle borse, dai cappotti, dai cappelli pizzichi di sale con cui condiscono la neve. Alcuni invece hanno inforcato le pale e si affannano per riportare alla luce gli angolini di asfalto della città. Sono due giorni che l'unica superficie che emerge sono i tombini, scaldati da sotto e incapaci di ricoprirsi di neve.
Quando la mia zona è pulita, devo ammettere che c'ho preso gusto. Mi sposto verso il ponte e con me tutti gli altri. Abbiamo ancora sale e lo spargiamo da spalletta a spalletta. Quando tutto è pulito ci sorridiamo in silenzio e ci sentiamo meno soli, buttiamo l'ultimo sale che resta in Arno, e ci facciamo il mare.