martedì 7 febbraio 2012

Festina Guča a Firenze

Questa foto è stata da Festina medesima scattata, Diana alla mano, al Guča Trumphet Festival del 2009, in Serbia. Ne avete mai sentito parlare? Uno dei viaggi più sorprendenti che io abbia fatto mai. Vi copio il racconto che avevo pubblicato su Il Reporter:

Il paese dei balocchi ha un fiume che si chiama Belica e scorre da Sud a Nord. La sua acqua è gelata, come c’è da aspettarsi in una zona di montagna. Alcuni uomini vi piazzano nel mezzo delle sedie pieghevoli all’inizio del pomeriggio e si godono la sensazione di fresco ai piedi e alle natiche.
Ci troviamo in Serbia, a Guča, località che appartiene alla provincia di Čačac. Il paese dei balocchi si trova ad una distanza di tre ore e mezzo di autobus da Belgrado. Nella prima settimana di agosto però i tempi di percorrenza si allungano, perché è proprio qui che si tiene The Trumpet Player’s Gathering, il festival dei suonatori di trombe. Tra i tornanti della strada si incolonnano appassionati e curiosi, artisti e commercianti.
L’accoglienza tipica in paese è fatta da un bicchiere di rakija e un barattolo di marmellata di fragole. Guča è sprovvista di grandi strutture ricettive, per cui la formula più comune per alloggiare consiste nell’affittare lo spazio per la tenda nel giardino dei privati. Gli abitanti del paese dei balocchi rinunciano al sonno e le loro strade sono invase da un fluire esuberante di musica e persone per cinque giorni di seguito.
Tutto ha avuto inizio nel 1961, quando quattro bande locali si sono riunite per suonare nel giardino antistante alla chiesa. Oggi a Guča arrivano ad esibirsi bande provenienti da tutta la nazione e anche da altri stati. Nel programma si trovano svizzeri, svedesi, macedoni, tedeschi, francesi, e rappresentanti di Cipro, Romania, Slovenia e anche Stati Uniti. Le bande scendono in strada con gli ottoni e le percussioni. La scena che si ripete è quella di un gruppo di musicisti che circonda e assedia il tavolo di un bar o di un ristorante, dando vita ad uno spettacolo che richiama ballerine bambine vestite di sonagli, dinari e ragazze bionde che ancheggiano rapite. La musica è alta e trascinante, chiunque si trovi nelle vicinanze viene contagiato dal ritmo.
Durante i concerti, i più abili si esprimono con i passi della danza kolo, che nel nome richiama la forma circolare del ballare collettivo. Per provare a impararla si afferra la mano che i ballerini tendono ai forestieri, si seguono i loro saltelli. Si forma un cerchio ed il gioco è fatto.
Le bancarelle espongono t-shirt, cappelli con lo stemma nazionale, trombette, dolciumi che inebriano le vespe, merletti, cappelli di paglia, flauti. Tra le facce in vendita sulle magliette ci sono quella di Tito, del Che, di Radovan Karadžić e di Slobodan Milošević. La voglia di immedesimarsi nello spirito di Guča passa attraverso l’acquisto delle sue icone e le esperienze alimentari. Il re indiscusso della tavola serba è sua maestà il maiale, che si impone su spiedi rotanti, negli stufati, negli odori del fumo. Birra Jelen Pivo e snack meno impegnativi sono proposti dai carrelli sparsi lungo il fiume e sull’erba dello stadio dove è allestito il palco principale. L’odore dei pop corn invece conduce al luna park, come nei migliori paesi dei balocchi.

Ecco perchè domani, 8 febbraio, non mi perdo il concerto alla Flog di BOBAN Y MARKO MARKOVIC. A seguire Global Kan Kan>>Leggi l'intervista