domenica 28 novembre 2010

Festina Nano Nano

Non avrei mai saputo niente di questa storia se non mi fossi svegliata alle sette.
Un camion della pulizia strade ha sciacquato l'asfalto impollinato dagli avanzi del sabato sera: vetro rotto, gambi di rose decapitate, fazzolettini rigonfi. I suoi movimenti in avanti, inversione a U, ritorno; avanti, giro di spazzola, ritorno mi hanno strappato al sonno. Ho aperto la finestra per sbattermi in faccia l'aria gelida di questa fine novembre e nel riaprire gli occhi dallo schiaffo di freddo, ho intravisto una figura umana in piedi sul marciapiede. L'ho fissata sforzandomi di mettere a fuoco e ho capito che si trattava di un nanetto in bianco e nero, come quelli che disegna Vauro.
Il tale ha guardato l'orologio tradendo di essere in attesa. Poco dopo l'ha raggiunto una signora sui trent'anni molto ben vestita. Gli ha stretto la mano, come concludendo un affare, quindi lui l'ha infilata sotto al suo mantello. La signora è scomparsa, come inghiottita. Una campana dalle colline ha battutto sette colpi.
Senza muoversi di un passo, il nanetto si è alzato il toupè, si è grattato la testa e poi si è ricomposto. A raggiungerlo stavolta è stata una ragazzina. A colpo d'occhio non le ho dato diciott'anni, ma indossava tacchi alti. Il tale le ha pizzicato la pelle, poi ha sollevato il mantello, e l'ha aggiunta all'altra facendola piegare.
Due signore anziane hanno attraversato la strada in direzione della chiesa. Come me hanno osservato la scena, ma non hanno trovato nulla da ridire. A questa stranezza ci si poteva abituare.
Non è trascorso molto tempo che al nanetto in bianco e nero si è avvicinata una bambina. Graziosa nel suo cappottino bianco, gli ha tirato l'abito per richiamare la sua attenzione. Il tale si è chinato a sorriderle, l'ha lasciata un po' parlare. Appena lei ha teso la mano, lui l'ha afferrata ed ha alzato il mantello.
Allora e solo allora mi è venuto da gridare. "Cosa sta succedendo? Ma che sta facendo!" Come se le altre due persone offerte alla sua fame, non fossero sufficienti per farmi scandalizzare.